La suinicoltura in Friuli Venezia Giulia, ed in particolare nella nostra provincia, rappresenta uno dei comparti più importanti della zootecnia. Nonostante ciò il settore sta sprofondando a causa di una lunga crisi, forse senza precedenti, che rischia di far chiudere maggior parte degli allevamenti.
Il pericolo è di perdere una patrimonio di imprenditori, di lavoro, di professionalità e di passione che difficilmente potranno essere recuperati.
Le cause sono molteplici e legate tra loro: i prezzi all’origine sotto ai costi di produzione; le importazioni selvagge; la mancanza di un piano strategico per promuovere e valorizzare la produzione nazionale che riconosca e tuteli la produzione made in Italy.
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è che la nostra suinicoltura è leader e non ha pari per qualità e benessere animale, caratteristiche che generano costi a cui si aggiungono quelli dei controlli e della burocrazia.
Nonostante ciò la grande distribuzione preferisce il prodotto straniero, di scarsa qualità, che ha subito meno controlli ma che si confonde con quello nazionale disorientando così il consumatore che non sa quello che mangia.
Coldiretti per uscire da questa situazione sta lavorando su più fronti. Innanzitutto su una vecchia, ma sempre più attuale battaglia: l’etichettatura obbligatoria dell’origine per fare emergere e distinguere una volta per tutte la produzione nazionale rispetto a quella straniera.
In secondo luogo puntando ad un progetto regionale: Coldiretti sta collaborando con il Consorzio del prosciutto di San Daniele per certificare oltre che le cosce destinate alla trasformazione del prosciutto di San Daniele, anche l’intera carcassa del suino e quindi valorizzare tutti i tagli.
Questo consentirebbe di garantire tutti i trasformati e quindi i salumi oltre che la carne fresca.
Il reddito degli allevatori sta costantemente riducendosi. La chiusura delle scrofaie è sotto gli occhi di tutti.
Da settembre 2015 a febbraio 2016 i prezzi all’origine delle scrofe è diminuito dallo 0,55 allo 0,43 al chilo registrando una perdita del 21,8 per cento, mentre i suini da macello nello stesso periodo da 1,46 euro sono passati a 1,20 euro con un calo del 17,8 per cento. Sono dati esemplificativi della necessità urgente e necessaria di restituire reddito a questi allevatori che devono essere ricompensati del loro lavoro e soprattutto della dignità che viene calpesta da un mercato senza regole dettato dalla multinazionali.
15 Aprile 2016
SUINCOLTURA DA VALORIZZARE PER USCIRE DALLA CRISI